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Giornata internazionale della donna

Raccontiamola tutta, testo ripreso dal post di Cristina Scarfia

L’8 MARZO NON È LA FESTA DELLA DONNA

https://www.facebook.com/cristinascarfia/posts/10158782060958381

L’otto marzo non è la “festa” della donna ma la “Giornata internazionale della donna”. Sembra una differenza puramente nominale ma è sostanziale.

L’idea di una “Giornata internazionale della donna” nacque dal Movimento Internazionale Socialista delle Donne nel 1907 a Stoccarda quando Clara Zetkin organizzò con Rosa Luxemburg la prima Conferenza Internazionale della Donna in cui si decise di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne e del voto femminile, giornata che in seguito si svolse nei vari paesi in date diverse.

Parallelamente, grazie alle proposte anticapitaliste di Corinne Brown sui temi dello sfruttamento delle operaie, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne, il 23 febbraio del 1909 nacque a Chicago il Woman’s Day, la prima celebrazione ufficiale della Giornata della donna.

Fu però poi soprattutto la Russia a fare da propulsore alla celebrazione: l’8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le lavoratrici di San Pietroburgo dichiararono sciopero e organizzarono una grande manifestazione per chiedere più razioni di cibo, la fine della guerra e il diritto di voto (pane e libertà ). Quella giornata ebbe un effetto esplosivo, dando vita a una serie di ulteriori manifestazioni: viene infatti considerata l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio che portò alla caduta dello zar. E fu proprio a Mosca che nel 1921, durante la seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, si stabilì che l’otto marzo dovesse essere la giornata internazionale dell’operaia.

Nel 1977 l’ONU propose ad ogni paese di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. L’8 marzo, che già veniva commemorato in diversi paesi, fu scelta quindi come la data ufficiale da molte nazioni.

Eppure questa origine storica è stata occupata fa nel corso del tempo dalle versioni alternative, più o meno fantasiose, che i media hanno preso a diffondere.

In particolare, la più celebre è quella secondo la quale l’8 marzo farebbe riferimento a un episodio drammatico avvenuto a New York l’8 marzo del 1911, quando nel rogo di una fabbrica di camicie persero la vita 134 donne. Sembra però che la fabbrica fosse inesistente e che un drammatico rogo avvenne effettivamente, ma in febbraio. In realtà, a seconda dei Paesi dove si è affermata questa tradizione cambiano l’anno, il luogo e il numero delle vittime.

Secondo Tilde Capomazza e Marisa Ombra, che nel libro 8 marzo (Utopia) hanno studiato le origini della celebrazione, le motivazioni date nel 1921 a Mosca erano troppo legate a un preciso momento politico e vennero presto abbandonate e sostituite da eventi più simbolici.

Come ha scritto Jonathan Bazzi in un articolo su The Vision: “L’errore storico si accorda bene con la tendenza diffusa a vedere le donne più come vittime che come protagoniste. Quella giornata è nata per celebrare il potere e l’iniziativa femminile, non per commemorare delle morti. Eppure, la narrazione delle vittime sacrificali nell’immaginario collettivo ha prevalso. Ingiustamente”.

Oggi l’8 marzo è diventata una festa commerciale, fatta di mimose, regali e cene, celebrata spesso da donne che sono schiave in casa per 364 giorni l’anno.

Torniamo alle origini!

Buon 8 marzo di lotta!
Buon 8 marzo di pane e libertà!

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